Disturbi del ritmo sonno veglia.
I disturbi del ritmo sonno veglia rappresentano per il Neuropsichiatra Infantile uno dei motivi più frequenti di richiesta di visita sia che si tratti di un neonato che di un bambino di età scolare. Solitamente il disturbo del sonno preoccupa sempre i genitori quando la quantità del sonno è in difetto, quasi mai preoccupa quando esso è in eccesso…
Infatti, spesso i neo genitori dei piccoli neonati telefonano allarmati e sfiniti quando, presi tra poppate e colichette, non riescono a chiudere occhio di notte e a godere essi stessi di un sonno ristoratore. Le mamme a questo punto sono preoccupate che il loro infante abbia qualcosa che non va, preoccupate di non riuscire a capirlo nei suoi bisogni e rischiano di cadere in una spirale di ansia, angoscia e panico che le conduce in uno stato di prostrazione, di stanchezza che qualche volta rischia di rinforzare quel periodo fisiologico di fragilità conosciuto con il nome di “ depressione post partum”.
Il sonno come l’alimentazione rappresenta uno dei canali di comunicazione di disagio del bambino, ma esso rappresenta anche un grande piacere, qualcosa che fa star bene. Si dice infatti: ”Dorme come un angelo”, come a dare del buon sonno il significato di qualcosa di celestiale, ultraterreno.
Spesso si ritiene, a torto, che un bimbo debba necessariamente solo mangiare e dormire. Tra genitori si dà ascolto all’esperienza degli altri, ci si confronta e sembra sempre che tutti gli altri bambini dormano senza problemi, tutti tranne il proprio. Per questo è facile che si faccia strada, nella testa di alcuni, l’idea che nel proprio bambino ci sia qualcosa che non va o il dubbio di essere genitori che sbagliano qualcosa. Invece non è poi così naturale che tutto fili liscio.
In realtà esiste uno spazio di tempo necessario affinché il bambino sia in grado di raggiungere un certo grado di autoregolazione. Non è sempre semplice la comunicazione con una creatura di pochi giorni, non è facile cogliere i suoi segnali, soprattutto se si è inesperti e alle prime armi, è concesso sbagliare se serve poi a far meglio.
Primo passo è di escludere che alla base del disturbo del sonno ci sia una patologia neurologica, un problema fisico (es. fame, reflusso gastroesofageo), un problema ambientale (es. freddo, caldo, luce, rumore).
Molto spesso mi si chiede se sono favorevole a metodi spiegati in un famoso libro che tratta di come far dormire i bambini… personalmente penso che non sia mai un bene generalizzare penso che non si possa pensare che i bambini siano pronti allo stesso modo nello stesso momento, penso che una cosa possa andar bene a uno e non bene a un altro. Per qualche bambino è possibile, per altri no, per qualche genitore è possibile per altri no. Non è detto che chi non ci riesce sia meno bravo e più debole di chi ce la fa.
Non tutti hanno la stessa capacità di tollerare il pianto, la protesta del bambino. Il distacco per lui può significare solitudine, separazione ed esclusione ma non c’è nulla di anomalo, si tratta di sentimenti ed emozioni inevitabili nello sviluppo evolutivo del bambino, sono “prove” da affrontare e da superare a poco a poco per poter crescere.
La vita di fatto inizia con una perdita, un distacco. Durante la vita intrauterina non c’è separazione, si è sempre insieme, c’è fusione. Fino alla nascita è probabile che vostro figlio vi conosca meglio di quanto voi conosciate lui. Fino a quando è nella pancia, lui è intento a mangiare, dormire e sentire. Sente il cuore della mamma, le voci, i suoi movimenti, i suoi gusti e i sapori, le sue emozioni. Tanto è che molte mamme rimpiangono la gravidanza, la pancia, perché era un momento in cui non si sentivano mai sole, “ sì alla fine ero stanca, mi pesava, ma poi che tristezza scoprire che la pancia non c’era più”…
Una volta fuori dall’utero il bambino sperimenta la gratificante illusione che sia lui che la sua mamma dividono gli stessi confini. La sua mamma si frappone tra lui e il mondo proteggendolo dall’angoscia sovrastante. I bambini hanno bisogno della sua continua presenza, perché non tollerano la separatezza fisica e psichica.
E’ complicato diventare una persona a se stante. Come dice uno scrittore che apprezzo molto “ essere in due comincia dalle madri”. Difficile trovarsi da soli sulle proprie gambe e avanzare barcollando, sarebbe più comodo rimanere tra le braccia materne. Quando ci si riesce, però la perdita è controbilanciata dal guadagno delle esperienze fatte allontanandosi.
Ma se questo avviene troppo presto, al momento sbagliato il costo della separazione può essere troppo alto.
I bambini hanno antenne acutissime si sa, assorbono come spugne il clima familiare, l’energia e la gioia del loro arrivo li rinforzano ma essi assimilano anche le ansie e le tensioni dell’atmosfera familiare intossicandosi. Assumono i carichi di sollecitazioni esterne legate a eccitazioni e nervosismo. Tutto può interferire col ritmo sonno veglia, i cambiamenti delle abitudini e dei ritmi variazioni che richiedono un tempo di adattamento più o meno lungo. Tra i cambiamenti influiscono anche gli apprendimenti stessi del bambino, l’inserimento al Nido o alla Materna, le vacanze, un trasloco, l’arrivo di nuove nascite, le separazioni, i conflitti, un licenziamento, un lutto.
I piccoli, infatti, risentono anche di situazioni che fanno parte dell’esistenza, circostanze imprevedibili che possono portare con sé distrazione, allontanamento e distacco, ad avere la testa altrove. Ciò può rendere difficile assicurare il nutrimento affettivo necessario ai bambini, la mancanza di nutrimento emotivo è poi come dormire con la pancia vuota…molto penoso.
Quindi perché mai rinunciare per perdere il controllo e sprofondare nell’oblio?
Il sonno è un momento di vita molto importante. E’ la fase che contribuisce allo sviluppo del pensiero, fase in cui il bambino si può distogliere dalle sollecitazioni del mondo esterno, rientrare in se stesso. Egli dormirà meglio più la veglia si sarà svolta in un clima sereno, stimolante ma non troppo stancante.
Il bimbo nelle fasi di addormentamento in realtà vuole essere lasciato tranquillo per poter appisolarsi, ha bisogno di tranquillità, in un certo senso ha bisogno di ritiro, come avrà bisogno di poter giocare da solo. Il Sonno ha valore di separazione e distacco dai genitori ma anche dai giochi, dall’esterno che sta scoprendo.
Anche da neonato, infatti, inizia a farlo, quando sembra, bastarsi da solo, inizia a comunicare tra se e se, facendo i conti con le immagini, i ricordi e i desideri che prendono una forma sempre meno confusa. Sperimentando l’unicità ci concede una tregua dalla solitudine della separatezza.
Non è detto che tutto fili liscio, certamente ci saranno momenti in cui il bimbo si sentirà abbandonato e userà il pianto come richiamo ai suoi bisogni.
Ciò che si deve fare è aiutarlo e consolarlo perché si sente solo, ha paura, ma resistere e non portarlo con sé nel lettone, (sebbene sia da considerarsi fino a che punto, questo vada a vantaggio del bambino e quanto della coppia… molto spesso alcune richieste arrivano anche da mamme di bambini dai sei ai dodici anni che non riescono più a gestire un figlio, talvolta anche due, che s’infila nel lettone) altrimenti ciò assumerà valore di soluzione magica a ogni forma di disagio.
Unica cosa è consolarlo di notte e tenerlo vicino di giorno, parlargli, giocare con lui. Anche se crollano, tendono a rimandare, i più grandi a contrattare.
• Perché sanno che mentre loro dormono la vita continua e loro vorrebbero partecipare!
• Per paura dell’abbandono, che dormendo tutto venga meno. Vivono l’angoscia profonda e radicata di non ritrovare più nulla, soprattutto nella fase dei conflitti, delle rivalità e dei castighi.
• Se c’è poco tempo per lui dopo il rientro dal lavoro rivendica il mal tolto, “la fa pagare”.
Compito dei genitori è gestire la regressione in modo che essa sia accettata e aspettata.
Il consiglio è di facilitare il passaggio al sonno con l’utilizzo di rituali che si cambiano quando hanno esaurito la loro funzione, buio-luce, silenzio-carillon, peluche, storia, ninnananna. Rituali ripetitivi e quindi rassicuranti per lui perché può controllarli e quindi, come controlla quello, pensa di controllare il resto, altro da Se.
E’ necessario agire con passaggi graduali, poco importa se vi saranno intoppi, anche l’eccezione che conferma la regola è importante basta che vi sia coerenza tra i due genitori.
Tra le difficoltà del ritmo sonno-veglia nel 1° anno d’età le più frequenti si manifestano con insonnia agitata e calma, opposizione. Nel 2°-3° anno con fobie per andare a letto, atteggiamenti di opposizione e provocazione.
Tra le condotte patologiche vi sono il sonnambulismo, gli automatismi motori, le angosce notturne: il “pavor notturno” caratterizzato da risveglio ansioso, occhi sbarrati, il bambino urla e non riconosce chi accorre, lo respinge.
Tra i rituali la ninna-nanna ha mantenuto inalterata nel tempo la sua funzione. Unisce l’effetto calmante della voce, del tatto, permette “l’incantamento”, ha quasi un effetto ipnotico! La ninna-nanna, patrimonio culturale di ogni popolo, permette inoltre alla mamma di riposare anch’essa per poter poi dedicarsi a ciò che deve ancora finire di fare, ma soprattutto le permette di finire la giornata del proprio bimbo prospettando un domani positivo, augurandogli solo cose belle, solo sogni d’oro.